Venerdì 17 di un anno bisestile, in piena pandemia. Per le persone superstiziose non è certo un gran giorno. Ma perché si dice che porti sfortuna?
Conosciamo tutti il detto “Anno bisesto, anno funesto”. E questa volta pare proprio essere vero: in un periodo in cui siamo in piena pandemia, i superstiziosi non sanno più cosa aspettarsi da un venerdì 17. E questo 2020 non è partito di certo bene e nemmeno lo sta continuando. Nella cultura popolare questa data è riconosciuta all’unanimità come una giornata di cattivo auspicio. Scopriamo da dove nasce questa superstizione.
Oggi è una giornata che per coloro che cedono alla superstizione ha un significato particolare: infatti, all’anno bisesto in piena pandemia si aggiunge anche il venerdì 17.
Il timore per l’anno bisestile risale addirittura ai tempi degli antichi romani: si aggiungeva un giorno al mese di febbraio, che per tradizione era dedicato ai defunti. Il venerdì era circondato da un alone esoterico, in quanto giorno della morte di Gesù Cristo, nella tradizione cristiana.
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Il numero 17 è associato da sempre alla sfortuna, anche se alcune persone in controtendenza lo tengono come numero portafortuna. In alcuni paesi dell’Italia la superstizione è talmente forte che nemmeno può essere nominato. Ma perché questo numero è sinonimo di cattivo auspicio?
Nella Bibbia si può leggere che il diluvio universale aveva inizio il 17 del secondo mese dell’anno. Da qui si può dedurre la pessima reputazione che vanta questo numero. Ma non finisce qui. Nel quindicesimo secolo, Michele Savonarola che fu un medico e scienziato italiano, sostenne che gli anni bisestili erano portatori di epidemie e di cattivo presagio per il bestiame.
In ambito prettamente matematico, i seguaci di Pitagora ritenevano il 17 numero imperfetto, in quanto si trovava tra i due numeri perfetti 16 e 18. Infatti 4×4 e 3×6 rispecchiano l’armonia dei quadrilateri.
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La negativa reputazione del numero risale anche ai tempi del Medio Evo. Infatti la scritta “VIXI” che significa “vissi” era apposta sulle tombe dei defunti, ma le persone la lessero erroneamente come 17 in numeri romani.
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