Sono oltre 100 in tutto il mondo i tentativi di vaccino contro il coronavirus. Alcuni sono già alla fase di sperimentazione umana, ma secondo l’OMS ci vorrà ancora un bel po’ di tempo
Allo stato attuale, l’unica via di uscita certa per debellare il coronavirus appare il vaccino. Naturalmente in virtù dell’alto numero di morti registrati nei vari paesi del globo, sono già partite tutte le sperimentazioni del caso. Prendere le precauzioni necessarie (distanziamento sociale, mascherine, guanti e gel disinfettanti) può essere utile per limitare in parte l’impennata della curva dei contagi, ma per poter tornare alla tanto sospirata “normalità” serve qualcosa di più imponente, come appunto un vaccino.
Solitamente i tempi per poterne realizzare uno sono abbastanza lunghi. Spesso ci vogliano anni, ma stavolta bisognerà abbinare la rapidità alla qualità. Ma a cosa serve nel dettaglio? Attraverso questo strumento, l’obiettivo è quello di creare una memoria immunitaria, cioè far emergere gli anticorpi/immunoglobuline in grado di riconoscere e placare il patogeno qualora lo si dovesse contrarre. Naturalmente bisognerà tener conto anche delle possibili mutazioni che potrebbe avere il SARS-COV-2, che potrebbero cambiare nuovamente le carte in tavola.
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A prescindere dalle varie spiegazioni tecniche, la gente freme per sapere tra quanto sarà disponibile il vaccino. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato l’attesa in 12-18 mesi, ma non è da escludere che già entro la fine dell’anno solare possano arrivare novità in tal senso. Nel frattempo degli oltre 100 vaccini studiati nel mondo, tre sono passati alla fase avanzata, ovvero quella della sperimentazione sull’uomo. Al momento quello più vicino a dei risultati sembra essere mRNA 1273 sviluppato negli Stati Uniti, ma anche l’Ad5-nCOV elaborato in Cina e l’INO 4800 promettono piuttosto bene.
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E nel nostro paese, cosa si sta facendo in tal senso? Per forza di cose non si poteva restare con le mani in mano ad aspettare buone notizie dal resto del mondo. I numeri catastrofici imponevano una presa di posizione ed è arrivata con alcune ricerche decisamente interessanti. La società romana Takis Biotech ne sta sviluppando cinque, di cui due sembrano avere buone potenzialità. Nella fattispecie sono preparazioni somministrate attraverso la classica iniezione intramuscolare, seguita da un breve impulso elettrico chiamato elettroporazione. La sperimentazione dovrebbe partire il prossimo autunno. A Pomezia (provincia di Roma) invece, l’azienda italiana Advent-Irbm sta collaborando con lo Jenner Institute della Oxford University ad un vaccino, che dovrebbe essere testato nelle prossime settimane su alcuni volontari nel Regno Unito. D’altronde i test preclinici hanno già dimostrato l’efficacia e la non tossicità. Che possa arrivare dall’Italia la svolta? Chissà, nel caso sarebbe un gran bel riscatto, dopo una lunga fase di sofferenza.
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