Donald Trump ordina l’attacco vicino l’aeroporto di Baghdad, polverizza due auto uccidendo 8 persone tra cui il generale iraniano Qassem Soleimani
Il Ministo degli Esteri iraniano parla di atto di terrorismo e assicura che ci saranno dure reazioni contro gli Usa inasprendo una tensione già molto forte tra i due paesi. L’attuale guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, chiama alla vendetta.
Nell’attacco è stato ucciso anche Abu Mahndi al-Muhandis, il numero due delle Forze di mobilitazione popolare, la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq, che in questi giorni hanno coordinato le proteste davanti all’ambasciata Usa. Uccisi anche altri 5 membri delle Forze di mobilitazione popolare e un altro esponente di Teheran.
Il raid letale è scattato meno di 24 ore dopo la fine dell’assedio all’ambasciata americana di Bagdad. All’inizio sembrava che fosse stata lanciata una salva di razzi Kathyusha contro una caserma irachena. Poi però lo scenario è cambiato radicalmente, assumendo la dinamica di un attacco condotto da droni o bombardieri.
Il Presidente Trump, assicura tutta la protezione necessaria per il suo Paese e i suoi interessi e posta un tweet senza parole ma con la sola immagine della bandiera americana.
Intanto, l’ambasciata americana sollecita i cittadini americani a “lasciare l’Iraq immediatamente”.
CHI ERA IL GENERALE SOLEIMANI
Soleimani era al comando del movimento per la Jihad Islamica in Palestina, ha daton il via alla seconda fase dell’insurrezione anti-americana in Iraq, ha armato gli Hezbollah libanesi contro Israele, ha pilotato la repressione del regime di Damasco contro la rivolta. Infine ha indirettamente collaborato con i suoi storici nemici americani per riuscire a sconfiggere l’Isis.
In passato, per evitare conseguenze inimmaginabili, Washington e Tel Aviv avevano deciso di non sferrare attacchi contro Soleimani. Eppure adesso gli Stati Uniti hanno cambiato idea forse con l’appoggio degli iracheni.
L’uccisione di Soleimani è una perdita troppo grave soprattutto in un momento di forti proteste interne al Paese e questo mina la credibilità degli ayatollah. Si teme quindi per una reazione altrettanto forte: “Il martire sarà vendicato con tutta la forza”, ha promesso il fondatore dei Guardiani della Rivoluzione Mohsen Rezai.
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