il Tribunale di Roma sancisce la vittoria di CasaPound contro il colosso Facebook: il social dovrà riaprire immediatamente la pagina del partito di estrema destra.
“Il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento”.
Con questa motivazione il Tribunale Civile di Roma ha accolto il ricorso presentato del movimento di estrema destra Casapound in seguito alla disattivazione della pagina ufficiale avvenuta il 9 settembre da parte di Facebook.
“Il ricorso va accolto e va ordinato a Facebook l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound”
Il Tribunale di Roma “ha condannato Facebook alla rifusione delle spese di giudizio sostenute da Associazione di promozione sociale CasaPound Italia e Davide Di Stefano, liquidate in complessivi 15mila euro, oltre spese generali ed accessori come per legge”, oltre a una pensale di euro 800 per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito.
A quanto pare dunque, nel XXI secolo, è stata ufficialmente sancita l’impossibilità di fare politica senza avvalersi del sempre più incombente universo social. Si legge infatti nella sentenza:
“E’ infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook (o di altri social network ad esso collegati) con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici (49 Cost.). […] Il rapporto tra Facebook e l’utente che intenda registrarsi al servizio (o con l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame) non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione: tale speciale posizione comporta che Facebook, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finché non si dimostri (con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena) la loro violazione da parte dell’utente. Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto Facebook a un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio”.
Casapound riavrà così la sua pagina Facebook e il social dovrà fare tesoro dell’esperienza: mai intralciare il dibattito politico italiano!
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