Daspo, divieto di accedere alle manifestazioni sportive, ad un allenatore di una squadra di calcio di 11enni: ha dato del “terrone” all’arbitro
Il deprecabile fenomeno del razzismo nel calcio non colpisce soltanto i celebrati assi del pallone, fatti oggetto di inqualificabili ululati, ma purtroppo non ne risparmia neanche le categorie giovanili. L‘allenatore di una squadra di calcio della categoria esordienti, composta da ragazzini di 11 anni, è stato raggiunto da un Daspo di un anno dopo aver dato del “terrone” all’arbitro durante una partita a Sacile, in provincia di Pordenone. Secondo quanto ricostruito dagli uomini della Digos, il 42enne allenatore al culmine di un’azione di gioco, rivolgendosi ai propri baby calciatori in panchina, ha apostrofato “terrone” l’arbitro, tra l’altro, dirigente della squadra avversaria abilitato a dirigere le partite dopo aver concluso uno specifico corso in Federazione. Ora per effetto di tale provvedimento il 42enne per un anno dovrà tenersi alla larga dai luoghi dove sono in corso eventi calcistici oltre a lasciare il proprio incarico di allenatore.
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Il Daspo, firmato dal Questore di Pordenone Marco Odorisio, si è reso necessario dopo la pubblicazione di un articolo che riferiva delle lamentele dei genitori dei giovanissimi calciatori presenti alla partita incriminata per il comportamento del 42enne che non lesinava epiteti offensivi anche nei confronti dei giovanissimi atleti in campo ed in panchina. Di qui il Daspo per il 42 dal momento che, come sottolineato dal Questore, “non è certamente edificante che chi dovrebbe avere il compito di assolvere alle funzioni di educatore, insegnando il rispetto delle regole attraverso l’attività sportiva, si trasformi, invece, in un esempio diseducativo che non si concilia con le aspettative di giovani adolescenti che identificano nell’allenatore di calcio un modello positivo da imitare“. Ad aggravare il quadro il fatto che queste condotte verbalmente e materialmente violente siano state adottate in presenza e rivolte a ragazzini di 11 anni. Ecco perché personaggi del genere dovrebbero essere banditi dai campi di calcio a vita.
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