L’11 novembre 2007 perdeva la vita Gabriele Sandri, giovane tifoso della Lazio, che fu sparato per errore dal poliziotto Luigi Spaccarotella
Mai più 11 novembre, oggi più che mai. Sono passati ben 12 anni da una delle pagine più nere della storia del calcio italiano, dal giorno in cui il ventiseienne Gabriele Sandri (soprannominato Gabbo) morì presso l’area di sosta di Badia al Pino (Arezzo) per via di un colpo di pistola avventato da parte dell’agente Luigi Spaccarotella.
Era in viaggio con gli amici verso Milano per seguire la “sua” Lazio a San Siro. In quel momento stava riposando dopo una serata passata a suonare in discoteca, ma in seguito ad alcuni disordini tra tifosi laziali e juventini, il poliziotto sopracitato, sparò per cercare di disperdere i protagonisti dei tafferugli, colpendo il malcapitato Gabriele.
In seguito a questo episodio Spaccarotella nel 2012 è stato condannato per omicidio dalla Corte di Cassazione a nove anni e quattro mesi di reclusione, che ha trascorso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Dal 2017 gli è stata concessa la semilibertà e durante le ore diurne può uscire dal penitenziario. Nel 2020 o al massimo nel 2021 tornerà completamente libero.
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Come ogni anno i sostenitori biancocelesti non hanno mancato la classica commemorazione (che avviene anche durante il resto dell’anno). Ieri in curva nord in occasione del match tra gli uomini di Simone Inzaghi e il Lecce è apparso uno striscione con su scritto “Gabriele sempre con noi“. Stanotte nella città Eterna e in particolar modo alla Balduina, il quartiere dove viveva il ragazzo sono stati affissi dei manifesti con una frase tanto emblematica, quanto commovente: “Sorridendo alle stelle e ancor più su”, frase estratta dal celebre brano “Piccolo Attila” di Gabriele Marconi.
Non sono mancati gesti di solidarietà anche da parte di altre tifoserie del resto dello stivale. Da Nord a Sud tutti uniti nel nome di Gabbo con l’auspicio che non accada mai più niente di simile.
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