Nuova Via della seta, l’Italia verso l’adesione

Il Premier Giuseppe Conte ed il Ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio (Getty Images)

Il governo italiano è orientato ad aderire alla Nuova Via della Seta, il progetto cinese per connettere Asia, Europa ed Africa, ma dagli Usa arriva l’altolà: ” Fare pressioni su Pechino affinché si uniformi agli standard internazionali accettati negli  investimenti globali “

Il progetto la cinese, lanciato nel 2013 dal Presidente cinese Xi Jinping, di sviluppo infrastrutturale euro-asiatico Belt and Road, la cosiddetta nuova via della seta, potrebbe avere anche l‘Italia tra i suoi partner già a partire dalle prossime settimane. L’Italia sarebbe il primo Paese del G7 a firmare un memorandum d’intesa con la Cina, forse già in occasione della visita del presidente Xi prevista dal 22 marzo ma ancora non annunciata ufficialmente da Pechino. ” Il negoziato non è ancora concluso ma è possibile che si chiuda in tempo per la visita”, ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci, citato dal Financial Times. “Vogliamo assicurarci che i prodotti Made in Italy possano avere più successo in termini di volumi di export verso la Cina che è il mercato a più rapida crescita al mondo”.

Via della seta, l’Italia verso l’adesione. Gli Usa: ” Italia, prema sulla Cina “

Tuttavia, a stretto giro, è arrivato l’altolà degli Usa che tramite  Garrett Marquis, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, hanno invitato ” tutti gli alleati e i partner, inclusa l’Italia, a fare pressione sulla Cina affinché porti i suoi sforzi di investimenti globali in linea con gli standard internazionali accettati e con le pratiche migliori “. ” Siamo scettici sul fatto che l’appoggio del governo italiano possa portare a benefici economici duraturi al popolo italiano  e potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale dell’Italia nel lungo periodo “, ha poi aggiunto. Attualmente sono 152 i Paesi che hanno aderito al progetto infrastrutturale cinese per connettere Asia, Europa ed Africa. Iniziativa guardata con sospetto dall’Unione europea che nel 2017 ha annunciato nuovi strumenti per monitorare gli investimenti stranieri a tutela dei propri interessi strategici.

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