Si vota fino alle 23.00 per le Regionali anticipate, primo importante test per la tenuta del governo gialloverde. In quattro a contendersi la poltrona di Governatore della Regione
Urne aperte in Abruzzo per le Regionali in Abruzzo, oltre un milione gli aventi diritto, 1633 le sezioni allestite nei 305 comuni della Regione. 428 candidati consiglieri regionali distribuiti in 15 liste. A contendersi la poltrona di Governatore Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, per il centrodestra, l’ex vice presidente del Csm Giovanni Legnini, per il centrosinistra, e il consigliere regionale uscente Sara Marcozzi per il Movimento 5 Stelle. L’outsider è Stefano Flajani per Casapound. Nonostante la ridotta platea degli elettori, non è solo una sfida locale ma il primo vero banco di prova dell’esecutivo gialloverde, attraversato da tensioni e fibrillazioni che potrebbero esplodere in caso di una netta affermazione del candidato del centrodestra con il contributo determinante della componente leghista.
Una consultazione che è una sorta di anteprima della contesa elettorale che da qui a due settimane coinvolgerà la Sardegna e che potrebbe certificare quello che tutti i sondaggi pronosticano da tempo: il primato della Lega anche al Centro-Sud, saldamente in testa rispetto a un M5S in crisi di consenso. Altro tema interessante del test abruzzese la verifica della reale consistenza di un centrodestra “riesumato” per l’occasione anche se Salvini ha frustrato le aspettative dello storico alleato Berlusconi ribadendo che ” il governo durerà 5 anni “. Avrebbe del miracoloso una vittoria del candidato del centrosinistra Legnini, dato per sicuro perdente, il quale per ovviare all’emorragia di consensi del Pd ha dato vita ad una coalizione ad ampio spettro, con molto spazio concesso al mondo dell’associazionismo e con un Pd, appunto, in una posizione più defilata. Che la posta in palio si alta lo accertano i risultati delle politiche dell’anno scorso: in Abruzzo i grillini sfiorarono il 40%, il centrodestra nel suo assetto tradizionale si fermò al 35.3, il centrosinistra precipitò al 17.6. Se, quindi, il M5S dovesse finire terzo, come più di qualcuno teme, per il partito di Di Maio suonerebbe un campanello d’allarme difficile da ignorare.
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