Nave Diciotti, chiesta l’autorizzazione a procedere per Salvini

Nave Diciotti, chiesta l'autorizzazione a procedere per Salvini
Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini (foto da: Facebook)

Il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per la vicenda della nave Diciotti

La decisione del tribunale dei ministri di Catania, di chiedere cioè l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Salvini, arriva dopo la richiesta motivata di archiviazione avanzata dalla procura di Catania.

L’inchiesta, inizialmente avviata dai procuratori di Agrigento, vedeva indagato il ministro dell’Interno per sequestro di persona.

Il fascicolo aperto era in relazione al mancato sbarco dei migranti soccorsi lo scorso agosto dalla nave della Guardia Costiera.

Secondo le motivazioni indicate in precedenza dalla procura, il ritardo nello sbarco era “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui secondo la convenzione Sar sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”.

Nave Diciotti, chiesta l’autorizzazione a procedere per Salvini, Il ministro: “Ci riprovano”

Intanto arriva il commento di Salvini in risposta all’autorizzazione a procedere relativo al caso della nave Diciotti.

Attraverso una diretta Facebook, il vicepremier afferma: “Ci riprovano, torno ad essere indagato per sequestro di persona e di minori, con una pena prevista da 3 a 15 anni. Manco fossi uno spacciatore o uno stupratore. Ora la parola passa al Senato e ai senatori che dovranno dire si o no, libero o innocente, a processo o no. Ma lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione”.

Poi Salvini chiede agli italiani “se ritengono che devo continuare a fare il ministro, esercitando diritti e doveri, oppure se devo demandare a questo o a quel tribunale le politiche dell’immigrazione. Le politiche dell’immigrazione le decide il governo, non i privati o le Ong, se ne facciano una ragione”.

Infine si autodefinisce colpevole: “Lo ammetto, lo confesso e lo rivendico, ho bloccato lo sbarco. E mi dichiaro colpevole dei reati nei mesi a venire, perché non cambio. Rispetto il lavoro dei giudici ma serve chiarimento”.

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