Sudan, giornalista italiana fermata per alcune foto e poi rilasciata

Sudan  Giornalista Italiana
Omar al Bashir, Presidente del Sudan

Una giornalista italiana, Antonella Napoli, è stata fermata in Sudan per aver scattato alcune foto senza permesso. Dopo alcune ore di apprensione, la polizia l’ha rilasciata

 

In Sudan la polizia ha fermato Antonella Napoli, giornalista italiana, accusandola di aver fatto alcune foto a soggetti sensibili senza permesso. In seguito, gli agenti hanno disposto il rilascio della donna. La giornalista oggi ha destato apprensione quando ha interrotto le comunicazioni con suoi collaboratori. La conferma che ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi è arrivata su Twitter, da un tweet di Riccardo Noury. Il portavoce della sezione italiana di Amnesty International, infatti, ha allertato il web dell’accaduto. Dalle sue parole si apprendeva che Antonella Napoli aveva subito il fermo a Khartoum intorno alle 10:30 di questa mattina. All’Adnkronos, lo stesso Noury avrebbe fatto sapere di aver ricevuto un messaggio What’s App dalla giornalista, che parlava di un fermo da sedicenti agenti di polizia. La comunicazione, interrotta bruscamente, avrebbe preoccupato non poco il portavoce di Amnesty. Dalla stessa fonte giunge la notizia che Antonella si trova in Sudan munita di regolare visto stampa. Stamane era a Khartoum per la terza settimana di proteste contro il governo del presidente al Bashir.

Giornalista fermata in Sudan: chi è Antonella Napoli

Rilasciata a seguito di un fermo in Sudan, la giornalista italiana Antonella Napoli era accusata per alcune foto scattate senza permesso. Fondatrice e presidente dell’associazione “Italians for Darfur Onlus”, Antonella Napoli ha ricevuto recentemente un’onorificenza dal Presidente della Repubblica Italiana Mattarella. Il suo impegno la vede da anni in prima linea nei conflitti in Darfur, una regione del Sudan. La giornalista è anche membro del consiglio di presidenza di “Articolo 21” e di alcune associazioni di giornalisti impegnati in zone delicate, come l’Egitto e la Turchia.

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