Sea Watch, il governo litiga e i migranti sono ancora in mare

ilpost.it

Sono ancora in mare i migranti a bordo della Sea Watch 3 e  della Sea Eye mentre si apre una frattura nell’esecutivo gialloverde

Mentre il medico studia, l’ammalato muore. Così recita un noto proverbio che si attaglia all’odissea senza fine che stanno vivendo i 49 migranti a bordo delle due navi gestite dalle ong Sea Watch 3 e Sea Eye. Sea Watch 3, con a bordo 32 persone tra cui 3 minori non accompagnati, 2 bambini piccoli e un neonato, vaga in mare da quindici giorni; Sea Eye, con a bordo 17 persone, si trova in mare da una settimana. I viveri cominciano a scarseggiare e le condizioni igienico-sanitarie si fanno sempre più precarie, eppure ancora non si intravede una via d’uscita. Nonostante l’apertura del vicepremier Di Maio, supportato dal Premier Conte, di far sbarcare in un porto italiano donne, bambini ed ammalati, la situazione è ancora in alto mare.

Sea Watch, il Ministro Salvini: ” Basta ricatti “

Del resto il Ministro dell’Interno Matteo Salvini si mostra inflessibile ed intransigente, ribadisce la propria linea della chiusura dei porti respingendo i ricatti. Sullo sfondo il riposizionamento delle due compagini politiche all’interno dell’alleanza di governo. Da una parte lasse Di Maio-Conte, suggellato dalla comune posizione sui migranti della Sea Watch, dall’altra il leader del Carroccio che miete sempre più consensi. I sondaggi danno la Lega avanti di 10 punti percentuali rispetto ai pentastellati. Motivo che induce il Ministro dell’Interno a sospettare che dietro la mossa a sorpresa di Di Maio sul fronte migranti, dopo aver definito fino all’altro ieri le ong “taxi del mare”, ci sia ben altro. La volontà del vicepremier pentastellato di smarcarsi dall’alleato leghista, che rischia di fagocitarlo,  per riguadagnare i consensi perduti in ottica elezioni europee.

 

Impostazioni privacy