Giulio Regeni, liberata in Egitto l’attivista Amal Fathy

Fathy, attivista sostenitrice di Regeni liberata in Egitto
Amal Fathy, attivista sostenitrice di Giuio Regeni

L’attivista Amal Fathy, sostenitrice di Giulio Regeni in carcere da maggio con l’accusa di appartenere ad un gruppo terroristico e di aver diffuso notizie false, è stata liberata in Egitto

Come riferito dai media locali che citano alcune fonti giudiziarie, la Corte d’Assise del Cairo, in Egitto, ha deciso di liberare, il 18 dicembre 2018, Amal Fathy, l’attivista egiziana impegnata per il rispetto dei diritti civili in Egitto e moglie di un consulente legale della famiglia Regeni.

Attualmente alla donna è stata concessa la libertà vigilata con obbligo di verifica settimanale.

L’attivista era stata arrestata l’11 maggio insieme al marito, Mohamed Lotfy, ex ricercatore di Amnesty International e attuale direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, l’organizzazione non governativa egiziana che fornisce consulenza legale alla famiglia di Giulio Regeni.

Successivamente Lotfy era stato rilasciato insieme al loro figlio di tre anni grazie al doppio passaporto svizzero.

Giulio Regeni, liberata in Egitto l’attivista Amal Fathy: il caso

Da venerdì 11 maggio, Amal era detenuta nel carcere di massima sicurezza Torah, in Egitto; dopo aver denunciato su Facebook, attraverso dei video ritenuti “indecenti”, dei casi di molestie sessuali e la mancata protezione delle donne da parte del Governo, si era però trovata accusata di aver insultato lo Stato egiziano e i suo cittadini.

L’attivista veniva condannata, per aver pubblicato notizie false, a due anni di carcere con sospensione temporanea della pena dietro pagamento di una multa di 480 euro e una cauzione di 960.

Nei suoi confronti, però, era stata aperta anche un’altra inchiesta per la quale era stata messa in detenzione preventiva, con le accuse di: “appartenenza a un gruppo terroristico” e “diffusione di idee che incitano ad atti di terrorismo”

Il gruppo in questione è il ‘Movimento 6 Aprile’, nato come movimento opposizione anti-Mubarak, ma entrato poi in rotta di collisione anche con il presidente Abdel Fattah Al Sisi e bandito come “terrorista”.

 

 

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