Reddito di cittadinanza, attenzione al falso INPS: ecco la verità

Luigi Di Maio (WebSource)

Boom di domande da parte degli aspiranti beneficiari del reddito di cittadinanza raccolte da un falso sito Inps

Il successo elettorale del M5S alle elezioni politiche del 4 marzo scorso si spiega anche con la promessa di varare un provvedimento di sostegno al reddito, il c.d. reddito di cittadinanza, per tutti i cittadini disoccupati od al di sotto della soglia di povertà. Una misura tanto attesa soprattutto dall’elettorato del Sud Italia dove non a caso il movimento pentastellato ha sbaragliato la concorrenza. Il dibattito ferve nel Paese dove non mancano i detrattori tra opinionisti, intellettuali e soprattutto esponenti di Confindustria.

Il nocciolo delle loro riserve circa il provvedimento è relativo al rischio di trasformare i disoccupati in parassiti visto che sarebbe molto più conveniente percepire i 780 euro al mese previsti dal reddito di cittadinanza che attivarsi per cercare una nuova occupazione. Non sono dello stesso avviso i cittadini più direttamente chiamati in causa dal provvedimento. Lo dimostra un’iniziativa, a scopo provocatorio, di ARS Digitalia, un’agenzia di comunicazione specializzata nella creazione di applicazioni web.

Reddito di cittadinanza, il falso INPS (non) raccoglie 500 mila adesioni

In pratica è stato progettato ed attivato un sito fake dell’INPS, l’Istituto per la Previdenza Sociale, per raccogliere le adesioni degli utenti interessati ad essere inclusi nella platea dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza. Ebbene, la risposta ha dell’incredibile oltre a testimoniare il grado di indigenza in cui versa una fetta consistente della popolazione italiana. Il layout del sito del tutto simile a quello originale ha, infatti, tratto in inganno ben 500 mila cittadini che subito si sono registrati nella speranza di integrare il loro magro bilancio con, appunto, il reddito di cittadinanza. In realtà il sito era un’iniziativa satirica e ogni registrazione non andava a termine, proprio perché l’obiettivo non era quello di raccogliere dati bensì quello di scherzare un po’ con gli utenti. “Se per qualche motivo vi abbiamo offeso ci scusiamo sinceramente, prendete questa solo come un’occasione per imparare ancora una volta a distinguere il vero dal falso. E sappiate che noi di Ars Digitalia non salviamo nessuno dei vostri dati personali senza autorizzazione. La sicurezza passa prima da noi”, si legge sul sito dell’agenzia.

Un dato che forse entrerà nel dibattito politico che vede il M5S tuttora determinato, nonostante il difficile negoziato con la Commissione Ue per evitare l’apertura della procedura d’infrazione, a varare il provvedimento entro i primi mesi del 2019. Una battaglia politica in cui il movimento guidato dal vicepremier Luigi Di Maio potrà contare sul consenso di gran parte degli italiani, il che avrà sicuramente il suo peso quando finalmente si passerà dalle promesse e dagli annunci ai fatti.

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